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CRISI OCCUPAZIONALE E CRISI INDUSTRIALE: ASSORDANTE IL SILENZIO DEL VERMEXIO, DEPRECABILE AVERE ABDICATO AL RUOLO DI DIFESA DEL TERRITORIO E DEI PERIMETRI OCCUPAZIONALI. PREOCCUPA LA TENUTA SOCIALE. “CIVICO4” SPRONA ALLA MOBILITAZIONE (COMUNICATO STAMPA).
La pandemia e la guerra hanno messo in discussione, negli ultimi due anni, la tenuta sociale della nostra comunità. Le crisi mondiali di ordine sanitario e politico sono mutate rapidamente in crisi economiche ed energetiche, le cui ricadute sul nostro territorio non hanno ancora dispiegato per intero i propri effetti. Procedure di licenziamento e di cassa integrazione hanno ridotto perimetri occupazionali in diversi settori (privati ma, paradossalmente, anche pubblici), ma la percezione che non ci sia ancora una luce in fondo al tunnel è stata rafforzata, di recente, dalle oggettive difficoltà manifestate dal polo petrolchimico. La raffinazione veniva già esclusa, prima della guerra, da qualunque tipo di investimento a valere sui fondi del Pnrr, secondo il punto di vista del governo nazionale. Oggi, la situazione è stata aggravata dal fatto che il conflitto ha messo in difficoltà, da un punto di vista delle relazioni industriali, la Lukoil. Parliamo della seconda compagnia petrolifera più grande della Russia, proprietaria di ISAB (Industria Siciliana Asfalti e Bitumi), la società che possiede impianti di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica a nord della nostra città.
La crescente crisi occupazionale e la minaccia incombente che possa saltare la tenuta sociale della nostra comunità vengono aggravate dal fatto che al tavolo delle forze politiche, sindacali e datoriali chiamate alla resistenza se non allo sviluppo economico del territorio, c’è un convitato di pietra che, come nell’opera di Molière, distrugge speranze e prospettive attraverso la sua assenza e il suo silenzio: l’Amministrazione comunale della città capoluogo. “Civico4” contesta l’inerzia della classe dirigente che guida il Vermexio, che ha abdicato al ruolo di difesa di un settore economico strategico del nostro territorio, ruolo che avrebbe dovuto interpretare richiamando i governi regionale e nazionale all’attenzione verso i progetti avanzati dall’area industriale nell’ottica della transizione energetica. Il silenzio del Sindaco di Siracusa è inaccettabile.
D’altra parte, quale sensibilità ha mostrato il Vermexio nei confronti dei problemi del mondo del lavoro già a casa propria? Non possiamo in questa sede sottacere le gravi responsabilità che la stessa Amministrazione comunale ha maturato, a due anni dall’inizio della pandemia, sulla fuoriuscita dal mercato del lavoro di una porzione importante di lavoratori impiegati nei servizi di supporto – come nel caso dei 25 (venticinque) ex Util Service -, cessando servizi di trasporto pubblico fondamentali come quello dei bus navetta di carattere turistico o la manutenzione degli edifici scolastici e popolari oppure, infine, il montaggio e lo smontaggio palchi. È la stessa Amministrazione comunale che, attraverso lo spezzatino, ha costretto alla precarietà altre porzioni di lavoratori come quelle impiegate nel portierato, nella digitalizzazione e nei tributi (i primi due servizi prorogati di pochi mesi attraverso un meccanismo di trattativa privata).
Per non parlare del caso dei lavoratori ex Gemar, ricevuti lo scorso 02/02/2022 dal primo cittadino con la promessa di un sussidio che, dopo quasi due mesi, non è ancora arrivato. Notizie di cui è importante dar conto all’opinione pubblica per non correre il rischio che resti solo la patina pubblicitaria della promessa.
“Civico4” ritiene che la politica locale non possa non collaborare con le forze datoriali e sindacali nel processo di mobilitazione che ha come obiettivo quello di riaccendere i riflettori sulla zona industriale di Siracusa, affinché possa essere coinvolta nel processo di transizione energetica in corso, con l’adeguata attenzione ai progetti presentati. D’altra parte, gli stessi eventi bellici e l’urgenza di rivedere le politiche energetiche hanno dimostrato ampiamente la miopia dell’approccio avuto finora dalle politiche industriali del governo, tese a guardare solamente verso le rinnovabili, senza comprendere l’importanza di investire su un mix energetico per il quale la Sicilia in generale, e Siracusa in particolare, restano strategici.